Tim Burton riesuma uno dei suoi personaggi più riusciti, Beetlejuice, un diavoletto porcello, forse per accontentare il suo folto pubblico, oppure, a causa di una crisi creativa annunciata?
Il bellissimo universo di questo regista, che va dal registro comico/grottesco e a quello macabro, in "Beettlejuice Beetlejuice" prende corpo in tutto il suo splendore come marchio di fabbrica ben collaudato che caratterizza ogni suo film ed ogni suo personaggio.
Vediamo, poi, la nostra Monica Bellucci, diventata compagna del regista, in un ruolo creato ad hoc dagli sceneggiatori: una succhia anime che perseguita i poveri protagonisti in un susseguirsi di trame secondarie che poi si ricongiungono in un finale esilarante. Come non si può morire dalle risate di fronte alla possessione musicale di un'intera platea di invitati in un pezzo pop strappalacrime, pretesto per una parentesi musical esilarante?
Bisogna anche dire che rivedere il serpentone della sabbia in stop motion, ripreso direttamente da the "Nightmare before Christmas" fa un certo piacere, soprattutto quando ingoia le sue vittime, come il fatto di rappresentare la morte come una danza macabra, senza dolore, anzi ridicolizzandola in un'aldilà caotico, divertente, fatto di personaggi grotteschi: a cominciare dagli uomini dalla testa piccola, ma soprattutto dalla ridicola polizia dell'aldilà diretta dall'attore Willem Defoe, che vuole in tutti i modi apparire un grande sex symbol.
Infine la scena in cui tutti gli invitati alle nozze vengono risucchiati dai propri cellulari vale il film stesso.
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