M. Night Shyamalan abbandona per un po' il genere fantasy per cimentarsi nel thriller, ma con il suo consueto stile e con uno spunto originale di partenza terribile, ma accattivante.
Cooper, un serial killer efferato, un Josh Harnett perfetto e inquietante, si trova incastrato dalla polizia, con la figlia adolescente, in un concerto di della cantante Lady Raven all'interno di uno stadio. Il problema è che si è davanti un genio del male capace di eludere ogni tipo di sorveglianza.
La narrazione si dipana con una tensione crescente, esclusivamente dal punto di vista del serial killer, che smonta, abilmente, i tentativi di cattura della polizia con continui diversivi: grazie a questo artificio narrativo, cioè spostare la tensione ad una fuga più complicata e difficile da attuare, si arriva quasi alla fine del film, ma un nuovo colpo di scena sposterá lo scenario nella casa del killer.
Se da una parte si può accettare di avere una polizia e uno staff disegnati troppo ingenuamente, una leggerezza che non si addice al regista, dall'altra c'è il pregio di valorizzare e delineare, senza banalità, la cantante Lady Raven, interpretata dalla coinvolgente, Saleka, figlia del regista: un ruolo chiave, anche se secondario.
L'unico problema del film è, forse, il doppio finale prevedibile e non funzionale alla storia: uno stratagemma troppo abusato dal cinema di genere, quindi, già visto tante volte e brutto da vedere.
Nel ruolo della criminologa Josephine Grant vediamo una rediviva e invecchiata, Hayley Mills, la stellina dei film della Disney anni sessanta; una curiosità e una finezza: il cognome del suo personaggio richiama il titolo di una sua vecchia pellicola disney, "I figli del capitano Grant".
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