Partendo dallo strano titolo, forse anche brutto e responsabile dell'accoglienza tiepida del pubblico italiano, Dream scenario, è in realtà la narrazione di un delirio collettivo, violento, verso una persona, una vittima, Paul Matthews, interpretato dall'attore Nicolas Cage, inconsapevole e terribilmente ordinaria: venir sognato da qualcuno è una cosa abbastanza comune, ma nel film tutti sognano Paul che diventerà, ben presto, un incubo.
Quello che all'inizio sembra un gioco e un giallo da risolvere, gradualmente, diventerà un incubo per il protagonista e per gli altri che stravolgerà la sua intera vita facendogli perdere uno status borghese molto desiderato, ma in fondo stagnante.
Tutte le aspirazioni e le frustrazioni di Paul rappresentano l'incapacità di non poter raggiungere la propria affermazione personale nel lavoro, ovvero, ristagnare in delle dinamiche di comportamento con i colleghi e con i superiori, che non permettono di progredire per i propri meriti. In questo senso il film è riuscito, mantenendo un'altalenante narrazione in sottotono, tra la commedia e il grottesco horror.
Quello che nasconde il film, interpretato da un bravissimo Nicolas Cage, spesso definito inespressivo dai critici, ma qui veramente incisivo, è una critica feroce verso i social: tanto feroce da scegliere un finale sci-fi, forse fastidiosamente onirico, perdendo però il senso della spiegazione di ciò che è successo e viene rilegato a qualche ipotesi.
Proprio la perdità del senso della realtà, annebbiata dalla massiva esposizione dei media, è la principale causa che muove la narrazione di questa opera articolata in cui si denuncia un delirio collettivo che esiste veramente nella nostra società fatto da haters e da chi non riesce a discriminare tra la realtà e la difficoltà del vivere quotidiano: un processo continuo di sgretolamento delle relazioni umane e delle interazioni, nel film si vogliono ripristinare solo attraverso il sogno onirico, come se ormai fosse troppo tardi trovare un modo per dialogare.
Quello che dovrebbe essere solo uno strumento per comunicare è diventato il limite per affrontare i rapporti umani. In questo senso anche saper utilizzare i social come uno strumento per comunicare e vanificato dallo stesso protagonista che non è capace di scegliere il momento giusto per parlare a tutti e il modo per farlo.
Senza dubbio un film da vedere non aspettandosi delle facili consolazioni.
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