Il sentiero delle lucciole: l'amicizia tra due donne nel mondo del giornalismo. Munirsi di fazzoletti!
Non è una soap opera: come alcuni critici l'hanno definita, forse guardandola distrattamente. Non è un film, ma una serie, in due stagioni, trasmessa da netflix e tratta dal libro di Kristin Hannah. Se tralasciamo il bruttissimo titolo con cui è stata distribuita in Italia, "l'estate in cui imparammo a volare" potremo apprezzare una bella storia di amicizia fraterna, o meglio di sorellanza, dall'età adolescenziale fino a quella adulta.
La storia gravita su Tully e Kate, appunto, due amiche che affrontano le gioie e i dolori della vita: carriere giornalistiche altalenanti, matrimoni falliti e poi riallacciati, famiglie problematiche e malattie incurabili. Siamo nella zona "storie al femminile" con uno stile da commedia drammatica che ricorda il celebre film "Pomodori Verdi Fritti". La storia potrebbe non essere facile da seguire perchè si intrecciano tre linee temporali: due del passato, adolescenziale e di affermazione lavorativa e, poi, quella del presente. Inutile dire che il duo delle attrici protagoniste è strepitoso e oscura tutti gli altri attori del cast, solide spalle per motivare momenti felici e dolorosi.L'inizio di questa serie appare annacquato e già visto, ma con lo scorrere degli episodi, forse gli sceneggiatori hanno preso maggiore consapevolezza sul potenziale che possedevano, cresce l'interesse e ci si affeziona a queste due donne che rappresentano le ambizioni, i desideri e le fustrazioni della famiglia borghese americana e di un certo carrierismo, in fondo, autodistruttivo per alcuni in questo periodo storico. Non mancano, infatti, delle coltellate affilate e una certa critica sociale sull'incapacità di mantenere relazioni stabili negli ultimi travagliati decenni in cui i social hanno distrutto la comunicazione e la relazione con il prossimo.
Nell'ultima e dolorosa parte si affronta l'argomento del cancro al seno: questo passaggio è fondamentale per far emergere i sentimenti più puri dell'amicizia e unificare la narrazione, fino al bellissimo e non banale finale: Katherine Heigl, grande attrice molto sottovalutata dal cinema americano, è capace di tenere la scena e l'intensità drammatica con il solo sguardo e Sarah Chalke dà una magistrale prova di attrice nel ruolo travagliato di Kate.
Consigliata la visione per chi ama il genere: non rimarrà affatto deluso, ma dovrà supportare la visione con fazzolettini di carta.
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